The Big Picture

 

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  "Essai du cinéma en ligne" 
The Big Picture.

(intro) ll marketer è un uomo di immaginazione? Beh, ho scritto un pezzo sul 'cinema' perché è un'industria marketing-oriented di punta. L'Internet consentendo...

Nel cinema i prodotti sono complessi, risultato di un lavoro di équipe e di molte componenti concorrenti a plasmare un'idea abbozzata o sceneggiata da altri -romanzieri, scrittori, comici. Un sito web serve al FILM per creare un punto di richiamo, per documentare il pubblico, prima della visione, sugli ingredienti che lo rendono unico. Ma dopo, a che cosa serve dopo la visione del film? Sono gli stessi motivi che impongono di ritornare sul luogo del delitto: prova e testimonianza. La verità sul film, che è messa a disposizione della storia per saccheggiarne idee, icone, costumi, caratteri, trame, battute. Perché una volta uscito dalle sale, il film diventa un altro prodotto! Entra nel palmarès dei premi cinematografici e, in caso contrario, nell'underground dei film culto, o soltanto nell'elenco personale degli "incompresi-tranne-che-da-me". Si trasforma in HOME-VIDEO [BigStar (1)] per sedurre le masse indecise o per alimentare la dotazione elettronica del fan. Infine entra nella sala d'attesa di diventare un FILM-TV, una volta trascorso il periodo di non concorrenza con le prime forme di erogazione. Nella sua evoluzione (involuzione) dal grande schermo al piccolo schermo, conteranno ancora le tracce che il film ha seminato al primo impatto con il pubblico: critica, giudizi, poster, locandine, trailers, incassi, premi. Tracce che un sito web aiuta a raccogliere e a ricucire come in un résumé.

La distribuzione nelle sale costituisce l'atto di vendita al pubblico e la visione del film ne è il consumo. (La natura collettiva del consumo lo rende lo spettacolo più diffuso nel mondo ed uno dei più condivisi dalle generazioni del II dopoguerra). Il 1999 chiude un secolo caratterizzato dal lancio, affermazione ed evoluzione della cinematografia, forse l'intrattenimento che meglio rappresenta sogni e pene del XX secolo. Se l'Internet nasce alla fine del secolo, la escalation della multimedialità nel cinema (movimento+suono+colore) rende la Rete piccola piccola per dimensione e diffusione! Dal 1950 al 1990 le presenze nelle sale cinematografiche italiane sono calate da 800 a 100 millioni, segno della trasformazione delle abitudini e degli umori della gente. E la concorrenza della TV commerciale e pubblica negli anni 1970-80 -basata sulla programmazione massiccia e a buon mercato di film- ha sradicato dalle sale una bella fetta di quegli spettatori. E la grande industria del cinema (The Big Picture) continua ad investire nel marketing di adattamento per recuperare spettatori. Dall'invenzione di prodotto ai semplici adattamenti alla fioritura di nuove forme e supporti. Del resto the Big Picture ha sempre imposto costose strategie e investimenti iniziali per competere coi nuovi intrattenimenti casalinghi -con cinema multi-sala, promozione mondiale, segmentazione per Paesi e programmazione locale- i cui ritorni devono essere assai elevati per ricompensare i costi di marketing. E alcune tradizionali case di produzione sono oggi tra le imprese più attive nella diversificazione in altri mercati della comunicazione, Internet compreso [Disney/Channel (2)].

Proprio alla grande industria e alla sua integrazione verticale con la distribuzione, si deve che la selezione dei film da vedere è molto limitata dall'offerta. Offerta che, come per molti beni di consumo, acquista dimensione numerica e valori diversi nei periodi dell'anno e della vita -come estate/inverno e feste/giorni lavorativi- delineando una fruizione dl cinema per molti aspetti stagionale con riferimento sia alla singola piazza che al singolo spettatore. L'immagine di marca -il grado di aspettativa elevata verso un film da parte della gente, che è poi l'accettazione della sua visione- può essere suggellata da un regista, un attore importante, qualche volta una sala (nel segmento d'essai), qualche volta da una casa di produzione (specie nei cartoon). L'internazionalizzazione del film è scandita dalle ricerche di marketing e fesival, premi, p.r., merchandising, non sono mai disgiunti dal lancio di un film all'estero. Il film non si sottrae alle regole del marketing di prodotto. E la buona prova di autori, tecnici e attori, è condizionata da fattori distributivi di rara selettività e di grande rischio per la visibilità e l'esistenza stessa del film, spesso anche nel paese di origine [Cinema (3)]. Quanti film prodotti muoiono senza arrivare nelle sale? La grande produzione è certo governata da un filtro alla base -a livello molto basso- che scandisce BOOM e FLOP molto prima del giudizio del pubblico. Questo alto tasso di mortalità dei film è forse l'aspetto più oscuro, quasi che la gestione dal punto di vista contabile non possa rischiare gli outsider, non voglia riconoscere i propri "figli naturali", preferendoli dimenticare piuttosto che trovare loro una casa. Ma questa è un'altra storia.

La storia cinematografica ci insegna invece che i prodotti possono essere girati di nuovo a distanza di anni, cambiandone le componenti ambientali, tecniche, individuali. E non è una politica recente: I 10 Comandamenti ('23, '56), Il Giorno Più Lungo ('62) vs. Salvate Il Soldato Ryan ('98), Titanic con innumerevoli titoli ('30, '42, '53, '58, '80, '97), La Cosa ('51, '82), 10 Piccoli Indiani ('45, '74), Cape Fear ('62, '91), Scarface ('32, '83), Mayerling ('36, '69, '77), Il Paradiso Può Attendere ('43, '78), I 7 Samurai ('54) vs. I Magnifici 7 ('60), Lolita ('62, '97). E le serie (Il Padrino '72, '74, '90; La Pantera Rosa dal '63 al '93), parodie (Frankenstein Jr. '74 vs. numerosi Frankenstein dal '31), citazioni (Casablanca '42 vs. Una Notte A Casablanca '46), i passaggi di personaggi dalla TV al cinema e viceversa -Batman, Zorro, The Avengers. Perciò morte e rinascita sono da sempre le doti dell'arte più vitale. Caratteristiche tecniche ed estetiche, stili narrativi ed interpretazioni degli attori rendono ogni film nuovo e motore di rinnovati interessi per personaggi, eventi, storie [NYFA (4)]. Il rilancio diventa, per i nostalgici, un segno dei tempi che cambiano (vanno alla malora) e, per gli entusiasti, una novità in tutti i sensi (meglio non ritornare indietro). Nella produzione materiale, qualcosa di simile capita alle auto, settore in cui si susseguono i lanci per rinnovare i modelli più venduti del passato. I tempi di intervallo tra un modello originale e quello rivisitato in chiave moderna? 30 anni circa, come per molti remake nel cinema. Non a caso le automobili -e una volta le moto (Easy Rider '69)- hanno sempre generato, nei film cosiddetti di avventura o di azione, alcuni significativi sodalizi, anche se la loro apparizione è spesso sublimata da modelli fuori-serie. Tranne alcune eccezioni che meritano oggi un ritorno sul set (direi il Nuovo Maggiolino).
"Le cose vanno a cicli" dicono i marketer.

(outro) ...il Blair Witch Project sarebbe arrivato dopo!
©1997-2000 Roberto Dondi - DMLR
1º stesura: [07Gennaio/1999]

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Questo articolo è stato riveduto il 4 Giugno 2000, prima di ritornare su Internet. Ho appena visto il finale di "Le Avventure del Barone di Munchausen" di Terry Gilliam (1989), così citando le parole: "allora non era una favola, era vero...", voglio ricordare tutti i film a basso costo e i B-movie che non abbiamo voluto mai vedere perché non sembravano come i VERI film devono apparire o essere proposti --l'autore.

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