#TESI |
CurriculumIl 3 dicembre del 1982 conseguivo la laurea in economia e commercio, più precisamente in economia aziendale. Mi laureai all'università più o meno in quattro anni nel corso di studi di 4 anni. Prima della tesi di laurea era richiesto il superamento di almeno 26 materie d'esame. Titolo della tesi era 'I riflessi organizzativi nell'automazione del lavoro d'ufficio'. Ci vollero diversi mesi per leggere i libri selezionati, scegliere l'argomento d'interesse centrale, condurre le interviste a funzionari d'impresa. Alla fine, dopo avere discusso i contenuti col prof relatore, scrissi la copia master della tesi da rilegare per la presentazione. Io stesso battei a macchina le centosettantuno pagine con una #OlivettiLettera35 . Per completarla mi avvalsi della guida "Come Si Fa Una Tesi di Laurea" di Umberto Eco, noto esperto di semiotica, filosofo, critico e romanziere. Libro tuttora disponibile e tradotto in numerose altre lingue. La traccia di Eco insegna le regole della scrittura formale: punteggiatura, spaziatura, successione di capitoli e paragrafi, citazioni e crediti. Oggi conservo la copia originale della tesi ed una edizione rilegata in cartoncino. Oltre al diploma in pergamena col Sigillum Universitatis Mutinae che ora sembra un lascito del Medio Evo—come dettaglio storico, il Basso Medio Evo quando le università misero piede nelle grandi città. Dopo l'università il mio primo impiego fu per un breve periodo quello di assistente alle vendite porta-a-porta. Un lavoro sul campo dove imparai i rudimenti del direct marketing... Fino alla chiamata del servizio militare! | ||||||||
#Euronews |
Buongiorno, Europa!Il Black Friday è passato. Dai loro profili social alcuni opinion-leader coinvolti nelle istanze ambientali hanno postato messaggi del tipo: "non comprate da Amazon", mentre ne spiegavano la motivazione. #Euronews.com rilanciava il concetto col titolo "Black Friday dannoso per il pianeta". Che cosa possiamo fare? Acquistare con giudizio, comprare poco e localmente, anche di seconda mano—questi i suggerimenti di buon senso. Oggi i principali temi su Euronews indicano argomenti diversi, come sempre 'Covid-19' e 'Coronavirus vaccino' giusto intrecciati con 'Diego Maradona' (RIP). Ma sono stato colpito da un articolo che dice "UE: la riforma dell'agricoltura contrappone coltivatori ed ambientalisti". Forse altri giorni bui attendono l'Unione Europea. Qui provo a condensare la questione. Il movimento in favore del Green Deal sta mettendo in guardia su agricoltura industriale e allevamenti di massa, così come sull'impiego di pesticidi e fertilizzanti artificiali, come reale problema nel conseguire un'agricoltura più sostenibile. Gli attivisti verdi considerano la Politica Agricola Comune (PAC) l'occasione giusta per cambiare il modo in cui si indirizza l'agricoltura e questi sono giorni di lavori in corso per la riforma agricola dell'UE. Al contempo la PAC tiene molti agricoltori sul mercato, riservando loro oltre un terzo del budget dell'UE! Ora immaginate Greta Thunberg e i suoi seguaci contro la lobby e i gruppi d'interesse che rappresentano milioni di coltivatori insieme a varie imprese multinazionali. Tra le due istanze c'è il piano agricolo europeo di medio termine con 390 miliardi di euro da assegnare. È un match segnato. (Uno scenario peggiore è sempre possibile. Cosa accadrebbe se Amazon cominciasse a distribuire prodotti freschi, diciamo verdure e frutta, attraverso il suo sistema di consegne?) PS. La tradizionale catena ALIMENTARE disegnata dalla FAO dovrebbe essere modificata dopo le prove precedenti. Sarebbe meglio metterci all'inizio altri due attori principali, cioè Politica UE ↔ Gruppi d'Interesse → Coltivatori → Trasporti → Lavoratori → Dettaglianti → Cuochi → Famiglie → Tu ↔ #Green Marketing (Aggiungerei un'ultima freccia alla fine del processo..;) | ||||||||
#NPO |
Linee Guida!Una volta a Gerusalemme un signore mi avvicinò dicendo "Dovresti essere un turista italiano", dal momento che maneggiavo una guida con la copertina verde mentre camminavo nel quartiere ebraico della città vecchia. Era intenzionato a condurmi come guida alla visita delle quattro sinagoghe! Adesso consultiamo anche troppo le linee guida per la pandemia, altro che guide turistiche... Oltre ai doveri personali nel contrastare il virus, tengo aggiornata la Guida Web di Dmlr. In questo elenco di siti web, le new entry arrivano dall'ambito sportivo (Gatorade, Fischer, Sports Illustrated), altre sono motivate da persone reali (Camille Thomas, Nathalie Du Pasquier, Göçen Eke). Inoltre sono solito riservare ampio spazio alle organizzazioni non-profit. Da quel mondo ho preso e introdotto due eccellenze come #FAO e #MSF —le due NPO optano chiaramente per il dominio .org. Dal sito di 'Médecins Sans Frontières' suggerirei di leggere "The Practiced Guide To Humanitarian Law", anche risorsa distinta disponibile presso www.guide-humanitarian-law.org. PS. Vuoi proporre un sito web degno di nota per la Guida Web di Dmlr? Scrivilo via email. | ||||||||
#Sport |
I Miei Giochi Olimpici (pt. IV)Oggi #Wired magazine ha postato un tweet dedicato ai giochi all'aperto per bambini. Perché? La tecnologia diffusa non può sostituire la gioia di giocare in cortile o in strada—la mia risposta. In quell'articolo ho riconosciuto Nascondino, Ruba-bandiera, Salto della Corda, La Settimana, tutti giochi del mondo della mia infanzia. Qui scrivo di due sport che ho lasciato dietro a me. Tutti e due ebbero significato quando ero ventenne. 7. Pentathlon (1983) Al tempo il servizio militare era di 12 mesi e obbligatorio per me che godevo certamente di buona salute. All'inizio stavo al centro per i nuovi arrivati, il C.A.R., dove ebbi l'opportunità di entrare nella squadra di pentathlon militare. Feci cinque prove: nuoto, corsa, lancio di precisione del peso, tiro col fucile, percorso di guerra. Non superai la selezione in quanto fui bravo soltanto nel nuoto e nel tiro al bersaglio. Lasciai il centro reclute per finire nell'ufficio di una compagnia di artiglieria... Di certo feci molte guardie dai posti di vedetta. Essendo difficile fare sport nei dieci mesi a seguire, mi consolai camminando molto. Dopo il servizio andavo a spasso su e giù per Venezia—prima il bus delle sei dalla caserma—e qualche volta assistevo alle partite di pallacanestro della Reyer nello storico parquet della "Misericordia". Abbiate pietà! 8. Tennis (1978-1988 ca.) A metà degli anni '70 la moda del tennis era esplosa tra gli italiani in seguito ai succesi conseguiti dai giocatori della squadra nazionale che avevano vinto la coppa Davis. Così anch'io venni coinvolto dal movimento pro-tennis. Eravamo i porci che entravano nel tempio di un gioco aristocratico! Per accogliere quella orda di esordienti, si costruirono campi da tennis dovunque fosse possibile—vidi molti campi di bocce smantellati e coperti da superfici in mateco. Alcuni vecchi sport lasciavano lo spazio sociale in favore della fascinazione del tennis. Andavo a giocare a tennis con amici, principianti come me, e colleghi sui campi artificiali. Non terra rossa né erba! Partimmo con abbigliamento da tennis improvvisato per poi passare ai completi di marca. Ricordo d'avere portato l'iconica maglia #Fila beige con il colletto chiuso dalle clip e una divisa #SergioTacchini bianco-rossa fornita dalla ditta allo staff per i tornei aziendali di tennis. Poco alla volta migliorai grazie a sommarie istruzioni di giocatori più esperti. Racchette, palline, posture e tutto il resto. Il mio coup de théâtre nel tennis era il rovescio a due mani: ero del resto un modello impostore, al più un giocatore di basso livello! In questo modo ho raccontato l'attitudine a passare da uno sport all'altro, praticandoli tutti e otto da dillettante con grande impegno come era tipico della mia generazione, penso. Volevamo provare molti sport e abbiamo potuto farlo perché fare sport come stupendo modo di vivere ci fu consentito come mai prima. FINE. PS. Puntate precedenti il 6 Novembre (iii), 20 Ottobre (ii) e 30 Settembre (i). | ||||||||
#INGLESE |
The Oxford DiaryUna notizia sul Covid-19 è stata ignorata dai blog, non da me. L'ospedale della città dove lavoro (Modena) è stata scelta per un test sul vaccino che la #OxfordUniversity sta preparando su base non-profit durante la pandemia. La prova inizia il 1º dicembre reclutando 300 volontari. I risultati sono attesi entro l'anno al fine di fornire quasi 3 miliardi di dosi nella primavera 2021. Nel 1994 andai ad Oxford per una settimana di immersione totale nell'inglese. Da cui ne trassi non tanto la confidenza con quella lingua quanto la spinta per approfondire l'inglese. Prima di lasciare Oxford visitai Stonehenge e comprai da Dillons The Bookstore un diario 15-mesi comprensivo di anno accademico e calendario—128 pagine e 40 foto a colori, tra cui la famosa Radcliffe Camera, of course! PS. Ad oggi ho letto e tradotto circa 40 libri dall'inglese o americano. Invece questo blog è scritto prima in inglese e poi adattato all'italiano. | ||||||||
#Sport |
I Miei Giochi Olimpici (pt. III)Ancora una volta il lockdown è dietro l'angolo... Gli sport all'aria aperta e individuali soffrono meno restrizioni degli sport di squadra e di quelli giocati nei palazzetti dello sport. Sfogliando tra le mie foto ricordo ho notato due sport molto diversi in cui mi sono impegnato. 5. Sci (1971-1980 ca.) Le settimane bianche sono un periodo dell'anno in cui alla gente piace lasciare le città per affollare le stazioni invernali e sciare. I miei genitori non erano veri amanti della montagna ma ebbero la bella idea di mandarmi alle settimane bianche organizzate dalla scuola media alla fine dell'inverno. Per tre anni andai sulle Alpi con ragazzi della mia età (dagli 11 ai 13 anni) e imparai a sciare. Considero lo sci lo sport più difficile che abbia praticato a causa del rigido ambiente esterno e della tecnica precisa da assimilare. Da quel periodo ne venni fuori buon sciatore e in seguito il giovane andò ancora in montagna con gli amici per gite di un giorno e discese sugli sci—una volta provai lo sci nordico, soltanto per sudare come un matto! Anche se non mi consideravo un amante di questo bellissimo sport, ho conservato la datata attrezzatura per sciare: gli sci #Fischer , la salopette e gli scarponi. Lunga vita alla montagna e ai ghiacciai! 6. Pallamano (1975-82) Sono stato giocatore di pallamano. La prima medaglia meritata nella mia carriera sportiva arrivò subito dopo essere entrato in una squadra di pallamano. Accadde nel 1975 ai "Giochi della Gioventù", un meeting tra le squadre juniores della provincia. Da debuttante e con poco allenamento fui gettato nella mischia come ala sinistra in quanto ero alto oltre 1,80 ma non abbastanza robusto per stare nel mezzo. Continuai con la pallamano per diversi anni nella squadra locale che partecipava al campionato italiano. Capitò così di fare una dozzina di presenze in Serie A, partendo dalla panchina, e di segnare qualche gol su rigore, tiro in cui mi ero specializzato. L'anno seguente il club di pallamano ebbe difficoltà finanziarie e ripartimmo dalla terza serie. All'inizio eravamo un gruppo di amici soliti giocare a calcio dovunque, che diventammo giocatori tesserati di pallamano per provare la novità. Presto la pallamano divenne il mio primo impegno sportivo. Cosa dovrei ricordare qui? La scelta delle scarpe di marca—consideravo le Universal di #Adidas il modello ideale per giocare a pallamano. I frequenti cambi di sponsor per fare sopravvivere il club. La difficoltà di trovare spazio tra gli sport maggiori, con la pallavolo dominante. Una breve e infruttuosa esperienza con un allenatore rumeno dal nome bizzarro. Le gare casalinghe giocate in condizioni proibitive, nel nebbioso campo all'aperto, mentre questo è sport da palazzetto. Le gare esterne che mi portarono con i compagni di squadra da Trieste a Teramo, sempre in posti molto caldi per noi visitatori... Nel 1982 lasciai la pallamano mentre stavo finendo l'università e senza vivere gli anni della pallamano professionistica che stavano arrivando. PS. (#ADV) Combatti crescita di microbi e batteri con EverFresh. Visita everlast.com! | ||||||||
#FAO75 |
Lista della SpesaNeanche gli antichi Romani rifornivano il popolo di cibo a km. 0. Gran parte del grano utile alla "città eterna" proveniva da Akragas (Sicilia). Oggi ci conviene mangiare banane dell'Ecuador o merluzzo del Sud Africa, bere tè della Cina o caffè del Brasile. Ma... c'è una questione di principio che dobbiamo affrontare. Secondo la #FAO (Food and Agricolture Organization)—che tra l'altro compie 75 anni!—circa il 14% del cibo prodotto nel mondo va perduto tra raccolto e dettaglio, con quantità significative gettate anche a livello di dettaglio e di consumo (fonte: Radical Party newsletter #96, 2020). Quindi ridurre lo spreco di cibo rappresenta uno dei nostri obiettivi personali nel quadro di uno sviluppo sostenibile. Detto questo come mi comporto quando faccio la spesa alimentare? Controllando un recente scontrino ho pagato per: Pane 400g €0,99 Polpa di Pomodoro 690g €1,15 Banane 775g €2,25 Peperoni gialli n.2 €1,15 Uva 1kg €2,48 Pasta 500g €0,65 Carote 200g €0,89 Insalata mista 450g €1,35 Mele Golden n.4 €2,29 Tagliatelle 250g €0,99 Riso Parboiled 1kg €1,29 Latte fresco 1l €1,36 Per un totale di €16,84 Questi articoli sono prodotti confezionati—come si dice nel #marketing , ad alto contenuto di servizio, es. verdure lavate e tagliate—spesso di marca, inclusi quelli garantiti "Fair Trade". E pesano per circa la metà dello scontrino reale: gli altri articoli hanno un costo equivalente ai cibi primari elencati sopra. Questa è una lista abituale per una spesa media di 30-35 euro ogni volta, ovviamente da single. Se ho completato l'acquisto di provviste con questa proporzione (50-50), considero il mio comportamento come attento. L'evidenza che il prodotto venga venduto attraverso una catena distributiva controllata e meglio ancora italiano, à descritta dall'IVA accanto al prezzo. Il primo gruppo si segnala per un'IVA al 4%, mentre le bevande e le proteine di origine animale e/o i prodotti più elaborati sono caricati d'IVA dal 10% al 22%. Questa semplice regola l'abbraccio durante i miei acquisti settimanali per rispettare il principio che ogni essere vivente dipende dall'agricoltura di base. PS. Leggi su fao.org l'importanza delle filiere alimentari efficienti per la sussistenza nel prossimo quarto di secolo! | ||||||||
#Sport |
I Miei Giochi Olimpici (pt. II)Se fossi vissuto nel Benelux, forse sarei stato un ciclista—lo penso mentre i corridori sono impegnati al Da Ronde van Vlaanderen (Giro delle Fiandre 2020). La corsa di quest'anno è una visione limitata allo schermo tv a causa del rischio contagio. Per questo alla gente non è consentito sostare lungo i grigi marciapiedi ad incoraggiare i loro corridori favoriti affaticati dai muri in pavé. Soltanto qualche timido residente appare qui e là dietro alle maschere sul Paterberg. Così lo sport tira avanti. E qui c'è la seconda puntata dedicata agli sport che ho fatto seriamente per darmi una mossa. 3. Ciclismo (1970-oggi) È probabilmente questa la mia seconda inclinazione nello sport se penso a quanto ho pedalato nella mia vita—la stima è di circa 40.000 km. Ho sempre usato la bicicletta per muovermi in città ma nella mia fantasia pensavo di essere un vero ciclista: la maglia "orange" in fedele stile Olanda era stata confezionata da mia madre per il ragazzo! I momenti preferiti sulla bici erano le lunghe uscite in collina o sulle prime montagne. Fuori dal cortile, da teenager cominciai presto ad andare in bici con i coetanei in quanto la cultura del territorio era impregnata di bicicletta. Era come un'iniziazione quando uscivamo per arrivare alle prime colline intorno alla città per mostrare coraggio, forza e resistenza. Con le alture che erano a 30-35 Km dal centro, si capisce quanto impegnative fossero quelle prime avventure in bici—una bicicletta comune da ragazzi, con parafanghi e senza cambio, noi senza casco (solo per il piacere di raccontare ai genitori di quel viaggio)! Anche dopo non entrai in un gruppo ciclistico, ma rimasi un ciclista amatore. Crescendo migliorai la mia bicicletta con l'aggiunta dei cambi al modello da città ma non ebbi mai una bici da corsa. Non di meno negli anni '90 cominciai a percorrere lunghe distanze, anche 150 Km al giorno. Nel lungo periodo di disoccupazione il ciclismo era diventato il primo impegno e così arrivai fino al mare in una singola escursione. La bicicletta che mi rendeva molto veloce attraverso la regione era un modello Alicanto della Bianchi —che un giorno mi venne rubata in strada dal palo di un segnale dove l'avevo lasciata col lucchetto per poco tempo (seguì un lutto prolunagato). Oggi l'ultima tappa del mio ciclismo come sport attivo mi trova impegnato in brevi giri fuori strada con la mountain-bike. Naturalmente mi piace il ciclocross su sentieri angusti nella boscaglia! 4. Pallavolo (1974-1978) Nella scuola media e oltre l'Educazione Fisica era una materia come matematica e storia. Facevamo esercizi di ginnastica, ma il bello arrivava dallo sperimentare per la prima volta degli sport come la corsa veloce e il salto in alto, poi pallavolo e pallacanestro giocati possibilmente nella palestra della scuola. Al liceo fummo molto orientati alla pallavolo dall'insegnante. Che era in effetti l'allenatore dell'importante squadra locale, vincitrice di diversi scudetti nazionali e ovviamente nota come la PANINI dal nome dello sponsor. Perciò imparai le basi del volley, quelle del palleggio e della ricezione, dalla persona giusta. Io ho giocato a pallavolo soltanto dentro le mura del liceo e non mostrai ulteriore interesse. Qualche volta in spiaggia ho trovato molto divertente giocare di nuovo al volley come passatempo estivo. Giusto per la cronaca. PS. Alla prossima: entro nel campo degli sport alternativi! | ||||||||
#Cinéphile |
Venezia83Quando fui maggiorenne cominciai a dare una mano a organizzazioni non-profit locali. Una era un'associazione di cinefili, del tipo che trovi in una cittadina per promuovere la distribuzione di film di qualità in sale fatiscenti riportate a nuovo. Come spettatore di film avevo già aderito al club, poi diventai un socio attivo e impegnato nella gestione della biglietteria e nel preparare la sala d'ingresso per le proiezioni serali. Infine facendo entrare nell'oscurità un ritardatario tra gli scarsi spazi delle file. Intanto potevo crescere assistendo a film di registi innovativi e di culture diverse, tutti inclusi in un programma "senza concessioni al Mercato"—la Nouvelle Vague francese, Jancsó e altri ignorati dell'Est Europa, Kurosawa, lo Junger Deutscher Film, i film americani indipendenti a basso budget e così via. Feci questa attività fino a quando partii per il servizio militare. Ma continuai ad andare al cinéma d'essai anche durante l'anno nelle armi. Trovandomi negli ultimi dieci mesi del servizio vicinissimo a Venezia, in libera uscita dalla caserma andavo ogni tanto al cinema in laguna dove mi aspettavano... film di Von Trotta, Wajda o Greenaway. Era il 1983! Quando anni dopo cominciai a scrivere haiku su Twitter, non ero sicuro a chi piacessero ma capivo che un mio post raggiungeva un'ampia audience. Nondimeno potevo scrivere ad alcuni attori del mondo del cinema e quando citai i loro film nelle poesie, sia #AngieCepeda ("Pantaleón y las visitadoras", 1999) che #RosarioDawson ("25th Hour", 2003) risposero cortesemente a conferma che ci sono loro dietro gli account, non robot. Spero che facciano sempre dei buoni film per veri cinefili! PS. La mia raccolta di haiku ha ormai raggiunto i 1.700 versi in 8 anni. | ||||||||
#Sport |
I Miei Giochi Olimpici (pt.I)Negli anni 1970 la classe operaia aveva migliorato i suoi standard di vita grazie a ulteriori diritti conquistati sul luogo di lavoro. Così i miei genitori mi fecero studiare fino all'università, a differenza di quanto avevano fatto loro trent'anni prima, cominciando a lavorare dopo le elementari... Nel mentre io potei anche giocare e fare molto sport! Questo è un viaggio attraverso gli sport che ho praticato seriamente negli anni di scuola e oltre, in ordine di apparizione in quella bella vita. 1. Calcio (1965-1990 ca.) Il pallone fu quello che imparai a giocare prima di tutto. All'inizio avevo una palla fatta di stracci ben assemblati e cuciti da mia madre in una sfera rotonda di lana! Nessun rumore e nessun danno quando ci giocavo dentro casa. Fuori ero un bimbo di strada con molti compagni e un pallone di plastica per giocare per lo più su marciapiedi di cemento tra i due lati della strada—da portone a portone, la strada il centrocampo! Ogni volta che un'automobile arrivava una voce gridava: "macchina!" e la partita si fermava... Qualche volta giocavo a calcio sulla terra piena dopo l'oratorio o sull'erba dei parchi quando un genitore ci portava fuori dal nostro quartiere. Il primo problema era fissare le porte e creare l'apparenza della rete che poi era l'essenza del gioco (goal). Di solito i pali erano capi di vestiario lasciati dai ragazzi per marcare i limiti di porta; nel cortile della chiesa erano disegnati sul muro che sosteneva la navata. E così via. L'altra difficoltà era l'arbitro, lo stesso problema delle partite dei professionisti. Il gioco tra amici non richiedeva l'arbitro ma solo un accordo informale che poi sfociava in discussioni all'ordine del giorno che portavano a sospensioni frequenti—l'unico "super-partes" poteva essere considerato il prete dopo il catechismo. Dopo quei verdi anni, mi unii ad un club dilettante giovanile per diventare un giocatore regolare ma, sempre bagnato di sudore, ritornavo a casa per trovare mio padre furioso per il mio trascorrere ore fuori senza studiare. Questo fu il motivo per cui la mia carriera finiva prima di cominciare. Restai un giocatore entusiasta ma non allenato, buono per partite serali con amici maturi. Una rivincita arrivò a metà degli anni 1980 e dovrei spiegarla. Al termine di un torneo aziendale di calcio, la mia squadra va in finale—allora lavoravo a Bologna—così ebbi l'opportunità di giocare l'ultima partita in un vero stadio del campionato italiano di calcio, 105x68 metri e capienza di 35.000 spettatori. Il prato, le porte, le linee e le dimensioni del campo erano quelle delle squadre di Serie A. Quella volta le mie scarpette #Valsport scesero in campo. Giocai da terzino destro per usare un termine classico. Passai la linea centrale del campo 4-5 volte in quanto il pressing alto non era di moda. Buona gara e grandi sensazioni sotto i piedi: per 90 minuti sentii di essere nel mio habitat naturale! (Il risultato non conta). 2. Nuoto (1970-2020) Quando fui un teen-ager feci il corso di nuoto per alcuni anni continuativamente. La famiglia mi indirizzò ad uno sport completo e di certo esso completò la mia crescita equilibrata—sapete che nuotando uno usa parte destra e sinistra del corpo nello stesso tempo e con stessa intensità. Nuotare fu inizialmente difficile, troppo freddo d'inverno e troppo lunga la vasca estiva da 50 metri. Duro allenamento ma ne valse la pena: diventai un ottimo nuotatore senza attitudine per la competizione. Nuotare è il mio sport preferito d'estate. Sport stagionale di grande impegno per braccia e gambe. Alterno tre stili per un'ora e questa è la mia sessione standard in acqua nelle giornate da oltre 30°C, nonostante l'età. Ultimamente devo proteggere molto i miei occhi delicati con speciali occhiali #Arena . E continuo a praticare questo sport nella stessa piscina olimpica dove avevo imparato a nuotare 50 anni fa! PS. La storia finora... Alla prossima si va in bici! | ||||||||
#Blog |
Continua...Mi piace esprimere pensieri da questo blog di lunga durata. Non buttare via la precedente B-side parte IV dove recuperare articoli, racconti e post, disponibili anche in inglese. Altrimenti basta mettere nel box di ricerca qui sotto una parola-chiave o frase per ottimizzare il tuo tempo su www.dmlr.org!
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